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Madagascar bambini

Vaovao dal Madagascar!!

Ciao a tutti amici, in questo mese la mia attenzione e i miei pensieri si sono focalizzati maggiormente sui bambini.  

A scuola (centro papillon) dove presto il mio servizio, dai malati di Tbc, per strada, in ospedale.. Sono tanti i momenti che condivido con i bimbi. 
Ah, i bambini.. Certe volte mi fermo a guardarli in silenzio, SONO COSÌ BELLI, e sono anche buffi da vedere. Certo sono bambini comuni, ma sono speciali, perché cresciuti con consapevolezze, esempi e certezze completamente diverse dalle nostre occidentali. Stando con loro sì percepisce la loro grande gratitudine nel avere qui accoglienza e punti di riferimento. Sono così spontanei, semplici, si a accontentano davvero del niente e sembrano non farci caso a tutto ciò che riguarda guarda l’aspetto estetico delle cose. Vestiti strappati, rovinati, a piedi nudi, nel fango, sporchi di terra che corrono di qua e di là, risultano così belli, così tanto da attirare la mia attenzione su cose più semplici.
Così da mettere in discussione il mio concetto di ‘ normalità’. Da quando sono qui la mia normalità è diventata la loro, certi comportamenti, certe stranezze che notavo all’inizio e che mi lasciavano a bocca aperta, adesso per me sono quotidianità. Amo i miei bimbi, sono loro che giorno dopo giorno mi insegnano quanto sia bello stare al mondo in maniera così semplice. MoltoMadagascar bambini spesso gente che mi conosce dice di me  che  sono una persona coraggiosa, in realtà non penso proprio di esserlo.. anzi.
Ho preso una decisione, ovvero cambiare un po’ la mia vita e spendere del tempo in tranquillità e trovare una pace interiore. Qui ho stretto legami che non si spezzeranno mai, ad ampa ho aperto il mio cuore , qui le persone che amo devono lottare un po’ di più per riempire lo stomaco e per arrivare a fine giornata. Ma sono persone normali esattamente come tutti, e hanno tanto da insegnare.

Può sembrar strano per voi, ma sto bene e sono tanto felice, mi sento a casa. 

A quasi un anno dal mio arrivo qui in Madagascar, desidero posticipare il mio rientro di un po’.. consapevole che certo, i momenti di difficoltà ci sono stati e a volte ci sono ancora., come è normale che sia.. Ma so che ora sono in grado di affrontarli in maniera diversa perché c’è qualcuno che mi indica giorno dopo giorno la giusta strada. 
Grazie per continuare aMadagascar bambini leggermi, per rivolgermi piccole attenzioni anche da qui! 

È bello ricevere affetto! 

Veloma!

Un grande abbraccio a tutti, buona estate! 

Vi auguro di trovare un piccolo angolo di paradiso, così come Ampa lo è per me. 

Ila                          

 

Celebrazione della Vita con la Pastorale del bambini

La libertà che intendo io

Senso di impotenza: credo sia questo lo stato d’animo che più mi ha accompagnato in questi mesi.

Un’adolescente, situazione familiare abbastanza complicata, qualche anno fa è stata stuprata da qualcuno di cui avrebbe dovuto fidarsi, un sorriso magnifico. Io non la ricordavo, ma lei si ricordava di me; l’anno scorso ho accompagnato durante la gravidanza sua sorella, che dopo il parto si è trasferita in un altro paese. Un po’ di mesi fa ero andata a casa sua per informarmi sulla piccolina e ad accogliermi ho trovato S., bellissima e gentilissima, mi ha parlato di sua sorella e della nipotina, mi ha detto che sarebbero tornate a vivere qui in paese; e mentre ero sulla porta per salutarla mi ha detto con il suo sorriso migliore: <<Sono incinta!>>. Sono rientrata in casa, mi sono riseduta e abbiamo iniziato a parlare di lei, di come stava e che per qualsiasi cosa avrebbe potuto contare su di me.

Era seguita dai medici, aveva fatto gli esami necessari, ma non ci ha pensato che a 7 mesi di gestazione il piccolo sarebbe potuto nascere; quando è arrivata alla guardia medica il bimbo è nato lì e d’urgenza l’hanno portato all’ospedale più vicino con un reparto neonatale, 5 ore di strada; è arrivato vivo, ma dopo qualche ora non ce l’ha fatta.

Collera, la mia, tanta… a chi dare colpa? A lei che ha aspettato troppo prima di andare dal medico, all’ospedale troppo lontano, a chi era in ambulanza con lei che non ha fatto del suo meglio.

Lei è tornata a casa, con il suo sorriso magnifico ancora sulle labbra e con un’altra esperienza di vita che la farà crescere ancora un pò.

Tappeto fatto per il Corspus Christi

Tappeto fatto per il Corspus Christi

È una società egoista quella in cui viviamo, dove la cosa più difficile da fare è mettersi nei panni dell’altro.

Il Brasile ormai non è più considerato un “Paese del terzo mondo”, ma in realtà questo poco importa, dove c’è tanta povertà c’è sempre qualcuno che si approfitta della situazione, dove i giochi politici hanno sempre più importanza delle persone, dove gli ultimi saranno sempre marginalizzati o giudicati.

Spesso capita di sentir dire di lasciar perdere, a causa dell’ingratitudine, del menefreghismo, della mancanza di attitudine a volere il cambiamento. Ed è vero, capita che mamme che chiedono del cibo, le incontri a bere birra; che dopo aver insistito per abbreviare i tempi per fare un esame medico, la persona interessata non si presenti; si, ci sono state volte in cui mi sono sentita dire: <<Hai visto, hai fatto tanto per lei, a cosa è servito?!>>

M. è un ragazzino di 12 anni, un padre alcolizzato e una madre a cui non interessa nulla, ormai le insegnanti chiamano me quando c’è qualche problema a scuola. Lui ci prova, ma non è così facile. In questi giorni di festa (nel nord est del Brasile la commemorazione di San Giovanni è un evento culturale, è un pò come il nostro Natale, per la forma in cui è sentito e vissuto) tutte le scuole hanno presentato balli tipici di quest’epoca; 

Incontro settimanale con la pastorale giovanile

Incontro settimanale con la pastorale giovanile

M. ha voluto partecipare, le insegnanti hanno creduto in lui, è cambiato, è migliorato e oltre ad essere un bravo ballerino, ha smesso di uscire dall’aula ogni 10 minuti. Io ci spero, ci credo, anche le insegnanti ci stanno credendo e spero che ci possa credere anche lui. Con sua madre ho smesso di provarci, lei non cambierà e non ha neanche voglia.

I giorni passano, in Brasile come in Italia, lo scorrere del tempo, la quotidianità fanno parte della vita; dall’ultima volta che ho scritto: ho compiuto 30 anni; sono riuscita a vedere 2 giorni il mare; B. (una bimba con disabilità che ho conosciuto poco dopo essere arrivata qui) si è battezzata; con i giovani della parrocchia abbiamo fatto, come da tradizione, il tappeto per il giorno di Corpus Christi; c’è stata la visita di don Pietro e Stefano. E stiamo già organizzando la missione marista, ci stiamo preparando all’avvio di una nuova pastorale che si occupa di ogni forma di dipendenza, e potrei continuare ancora.

Tutti i giorni siamo in movimento, facciamo tanto, ma poi succedono cose, ci facciamo coinvolgere, alcune persone ci entrano dentro e non sempre è facile accettare quanto noi uomini siamo cattivi gli uni con gli altri.

E così, insieme al senso di impotenza, ci sono queste parole che rimbombano nella mia testa, così attuali e così piene di verità:

“Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io.”

Sandro Pertini

Vanessa

Nova Redenção , 28/06/19

Incontro francescano in parrocchia

Incontro francescano in parrocchia

Siamo agli sgoccioli…

Ormai siamo alla fine dei 5 mesi qui.
Abbiamo finito un periodo in cui eravamo divise, cioè che io, Marta, ho fatto due settimane ad Uttan e nel mentre la Silvia le passava a Versova e dopo abbiamo cambiato, io sono andata a Versova e la Silvia è andata ad Uttan.

È stato utile, ma molto difficile, essere divise perché ci ha aiutato ad essere più forti e responsabili sulle scelte che facciamo tutti i giorni.
Inoltre siamo riuscite ad avere più confronto con le suore anche se è molto difficile per la lingua e per il modo di pensare.

In questi mesi ho riflettuto sulla mia vita e su quello che vorrei fare in futuro.
Per questo ringrazio chi ha permesso di farmi fare questa esperienza perché mi ha fatto cambiare alcuni aspetti della vita.
Per esempio essere più sicura di me stessa e di fidarmi delle persone che ho di fianco perché loro, in un qualche modo, mi aiutano a crescere ed essere più responsabile per me e per chi si fida e affida a me.

Non vediamo l’ora di arrivare a casa per raccontare questa nostra esperienza agli altri.

Marta e Silvia

RWANDA – Film

Verrà proiettato venerdì 7 giugno alle ore 21, presso il Teatro sociale Danilo Donati in Piazza Tedeschi, il coinvolgente film ” Rwanda” tratto dallo spettacolo teatrale di Marco Cortesi e Mara Moschini.

Alle ore 20 sarà possibile incontrare gli attori durante l’aperitivo. il costo è di 10 €

Per prevendite contattare il seguente numero 339/2949926 oppure la mail govisimone@gmail.com

Dato il numero limitato di posti si consiglia la prenotazione.

La proiezione del film è la prima serata organizzata da U.S. AQUILA FOR AFRICA che ha raggiunto la 35° edizione.

 

Lettera Giulia maggio 2019

E’ tutta una questione di fiducia

18/05/19

E’ tutta una questione di fiducia.
Penso sia questa la ragione per cui sono ancora qui.
Credo di essere una persona dalla fiducia facile, se si può dire, mi fido da subito delle persone e la probabilità di prendere delle incantonate è alta.
Sentivo il senso di colpa per non avere ancora scritto, ma avevo un po’ di confusione in testa e non sapevo come mettere in fila i pensieri.

Sono tornata in Italia e ho visto con i miei occhi quanto teniate anche voi a questa missione, inizio un po’ di più a capire cosa voglia dire partire a nome di una comunità. Dopo un mese lì so di avere le spalle coperte, ne ho avuto la dimostrazione, ognuno c’è stato, c’è e ci sarà a modo suo e questo mi rassicura molto, soprattutto nei momenti un po’ più bui. Voi avete dato fiducia a me, io ho dato fiducia a voi e non posso fare altro che dare fiducia agli altri, anche un po’ ingenuamente, ma voglio comunque farlo.

Mi sono detta tante volte e l’ho detto anche agli altri che non sarebbe stata la stessa cosa tornare qui, ma in fondo non ci avevo mai creduto veramente, mi chiedevo effettivamente cosa sarebbe
potuto cambiare: le persone sarebbero state più o meno le stesse, i luoghi anche e io, sono sempre io, non so spiegarvi che cosa ma, in realtà, qualcosa è cambiato veramente, non riesco a capirlo,
forse più avanti mi sarà più chiaro.

Sabato 11 abbiamo fatto un piccolo ritiro e rispondendo a qualche domanda sono riuscita a mettere un po’ in fila alcuni pensieri.

<< In qualunque casa entriate prima dite: “Pace a voi!” >> Lc 10,5

Da qui le domande:
– Quali sono i luoghi dell’annuncio?
– Cosa vuol dire andare nelle case?
– Qual è la mia ricompensa?
– Come faccio a capire che è ora di passare in un altro luogo?
– Come e dove riconosco che il regno di Dio è vicino? 

Penso che qualunque luogo sia luogo di annuncio a patto che si porti bene e gioia. Annunciare per me vuol dire portare del bene e con bene intendo vestiti, cibo, medicine, un sorriso, l’ascolto o la
semplice presenza, insomma tutto ciò che si ha da donare in quel momento. Non so bene come spiegarlo ma io lo sento se sto portando del bene o no, credo di riuscire a capire se la mia presenza
in un luogo o in una situazione è positiva o negativa e anche con il riscontro degli altri capisco se sto portando del bene.
lettera Giulia maggio 2019 (2)


Nel mio caso penso che andare nelle case significhi confrontarmi con le persone, parlare con loro, scoprire come vivono, lasciandomi consigliare, fidandomi di loro con il rischio di essere presa in giro.
È per questo che dico che è tutta una questione di fiducia, perché qui sono tante le situazioni in cui le cose non vanno proprio come avevo pensato, soprattutto con le persone di cui mi fido, ma quando le cose funzionano e quando capisco che la fiducia che ho nell’ altro e il bene che provo a trasmettergli è reciproco, è proprio lì, in quel momento che io mi sento ricompensata, quando le persone sono felici e io sono felice con loro allora mi sento appagata e tutte le incantonate prese fino a quel momento spariscono.
Quando è ora di cambiare luogo? Penso di sentirlo, come dicevo all’ inizio, quando il mio apporto è negativo o non necessario e di conseguenza anche i momenti in cui mi sento ricompensata sono
pochi o nulli è ora di andare. Quando non sarò più disposta a mettermi in gioco o a dare fiducia alle persone, allora saprò di non poter dare più un apporto positivo. Anche qui penso che la fiducia giochi un ruolo chiave, finché avrò voglia di provarci nonostante le cadute e i pali in faccia allora non sarà ora di andare. Come fanno alcune persone ad annunciare e avere fiducia nelle persone nello stesso luogo per tanto tempo? Forse la loro chiamata è molto chiara e forte oppure hanno la forza e la capacità di amare e di perdonare le persone che io ancora non ho e che invidio molto. È proprio in queste persone che vedo il regno di Dio, in tutte quelle persone che ci riprovano, non mollano, perdonano e tornano ad avere fiducia nelle stesse persone.

Mi piacerebbe essere in grado di farlo un giorno, la strada è ancora lunga ma per il momento posso lavorarci!

Ciao ciao,
Giulia

lettera Giulia maggio 2019 (3)

SIMEONE E SAMIR spettacolo teatrale (2)

SIMEONE E SAMIR- Spettacolo teatrale

SIMEONE E SAMIR

Un progetto teatrale di fr. Ignazio De Francesco

Adattamento teatrale di Alessandro Berti

 

venerdì 24 maggio 2019 ore 20.45

Teatro De Andrè, Casalgrande (RE)

Al Centro Missionario Diocesano, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00, potete acquistare i biglietti a 10,00 €

Il una notte di tempesta, alla vigilia di una grande battaglia campale tra l’esercito dei soldati cristiani e quello dei soldati musulmani, due uomini in fuga da quegli accampamenti si rifugiano in una grotta del deserto, dimora di un eremita.
Sono un medico cristiano e uno schiavo musulmano di pelle nera. La convivenza forzata in quella vigilia di guerra li porta a conoscersi, dialogare sul senso della vita, sul perché delle guerre e sul modo di risolverle. È questa la cornice narrativa che vuole avvincere gli spettatori e portarli a riflettere su temi importanti, cruciali per la vita di tutti i giorni.

Il progetto teatrale dal titolo SIMEONE E SAMIR / dialoghi notturni tra un cristiano e un musulmano in fuga, si occupa di dialogo tra religioni e culture in un’ottica di pace e convivenza. Esso sviluppa quanto iniziato con “Leila della tempesta”, un progetto di libro e messa in scena teatrale che prosegue dal 2016.

Gli autori del progetto sono:

Ignazio De Francesco, monaco della Piccola Famiglia dell’Annunziata (Montesole, BO), patrologo e islamologo autore di numerose pubblicazioni.
Delegato per il dialogo interreligioso della diocesi di Bologna

Alessandro Berti, regista e attore teatrale da anni impegnato in una ricerca tra teatro e sacro, in collaborazione con I Teatri del Sacro, Federgat ACEC e decine di Sale della Comunità italiane.

 

India 1

Di ritorno dal Kerala!

12 maggio

Con oggi si e’ conclusa la nostra esperienza in Kerala, siamo sul treno per tornare a Versova.

Qui ci sono due case della carità dove abbiamo trascorso due settimane un po’ diverse dal solito; entrambe le case sono più tranquille, ci sono meno ospiti e la vita e’ meno di corsa.

La differenza dalle case di Mumbai si e’ sentita molto.
Subito abbiamo fatto fatica ad abituarci alla tranquillità e al silenzio intorno a noi, soprattutto perchè molti ospiti non sapevano l’inglese e quindi anche la comunicazione non era delle più semplici ed immediate. Il tempo di permanenza non e’ stato molto, ma sufficiente per farci prendere una pausa e per far si che anche noi potessimo vedere un luogo diverso, con abitudini e tradizioni differenti.

Proprio in questi giorni stavamo riflettendo sul fatto che fossero passati già tre mesi, mesi in cui non si può negare che ci siano stati momenti di crisi e di difficoltà.
Le differenze sono abbastanza evidenti, a primo impatto anche non semplicissime da vivere.

Una volta pero’, passato il momento iniziale, si cerca di andare oltre a questa difficoltà, riflettendo e accogliendo le tradizioni facendole nostre.
La lontananza dalle nostre abitudini e dalle nostre vite frenetiche, fa si che ci si metta molto in discussione, che ci si pongano molti interrogativi su quella che e’ la nostra vita a casa. Qui si e’ notato fin da subito il fatto che molto spesso non ringraziamo per quello che abbiamo ma tendiamo a lamentarci di questo.

Mi ha colpita molto, quando siamo andate a trovare una famiglia molto povera, il fatto che nonostante vivessero in tanti sotto ad una capanna e avessero molto poco, fossero sempre molto gentili e con un sorriso enorme, disposti ad offrirti qualcosa nonostante fossero i primi a non averne per loro. Questa famiglia in particolare, mi ha colpita per la cura che hanno nei confronti di un figlio disabile.

Ho subito pensato alla forza e all’amore di questa mamma nei confronti di suo figlio, nonostante le condizioni in cui sono costretti a vivere, lui era perfetto ed impeccabile, con un sorriso pieno di speranza.
Grazie a queste esperienze speriamo di tornare con uno spirito e con uno sguardo diverso da quella che e’ la nostra vita a casa, sperando di riuscire a condividere nel modo migliore tutto questo anche con voi.

Un grande saluto e un abbraccio dall’india.
Silvia e Marta

Ultime settimane a Ipirà

Ipirá – Bahia 7  maggio 2019

Carissimi, sono ormai giunto alle ultime settimane di servizio a Ipirá, e anche verso la conclusione di una tradizione di molti anni di preti reggiani a Ipirá: dal 1980 don Riccardo Camellini, don Piero Medici, don Paolo Cugini, don Antonio Davoli, don Vittorio Trevisi, don Mario Gazzotti,  don Marco Ferrari. Domenica 12 maggio don Roque ( che é giá qui a Ipirá) inizierá come parroco, un prete nato e cresciuto nella diocesi di Ruy Barbosa, con la formazione nel nostro seminário,  e questa é una conquista positiva.
Significativo per me il mese di formazione a Manaus, per i missionari che andranno a lavorare in Amazzonia; un mondo nuovo, ben diverso dalla regione del semi-arido,  interno della Bahia, dove sto atualmente vivendo.
Di ritorno da Manaus, la attivitá in parrocchia durante la quaresima e ora il tempo Pasquale. La parrocchia di Ipirá é grande e le attivitá non mancano, a partire dalla vita ordinária delle 92 comunitá sparse nel território parrocchiale, la organizzazione della Pastorale Familiare, della Catechesi, delle equipes di Liturgia ecc….  
Oltre a seguire  il percorso ordinário delle comunitá ( alcune piccole, con poche famiglie, altre con 2-3 mila abitanti), ho cercato di fare il possibile per la formazione dei laici. Questa la preoccupazione per me costante in questi anni di Ipirá.  Vincere il clericalismo e accompagnare i laici nella formazione cristiana (e quindi alla lbertá e disponibilitá ad assumere responsabilitá).

Ragazzi e Giovani

Nei limiti di tempo, ho fatto il possibile per radunare i giovani nel contesto di vita parrocchiale; una sfida assai difficile qui da noi, dove la chiesa cattolica é diventata marginale e non é piú (non saprei se lo é stato in passato) un punto forte di riferimento. Manca il lavoro e lo studio é carente, e molti giovani  vanno in altre cittá per uno studio piú qualificato e per cercare lavoro; di conseguenza non abbiamo una presenza perseverante nei gruppi di giovani, ben difficile dare continuitá alla formazione. Una soddisfazione é che sto seguendo gruppetti di giovani in comunitá nuove, che si stanno formando ora; giovani che non hanno mai partecipato alla vita ecclesiale, mai partecipato alla catechesi, in maggioranza non battezzati  e che poi ho battezzato; alcuni  si stanno preparando per il sacramento della Confermazione; ho proposto loro ritiri spirituali e hanno partecipato con disponibilitá ( per loro era tutto nuovo e certamente faticoso!) e sempre chiedono: quando sará il prossimo?  Abbiamo fatto vari ritiri ( negli ultimi due anni, quando ho raggiunto una mínima capacitá di predicare um ritiro) con 30 – 50-70 giovani aprendo uma prospettiva bella per il futuro.
Abbiamo anche creato um gruppo con adolescenti, “ Espalhando sorrisos”, con l’idea di andare nei quartieri o villaggi dove ci sono bambini in situazioni piú carenti, e organizzare un giorno di gioco, canto, preghiera, amicizia…. Una esperienza di missionarietá da parte degli adolescenti che spero abbia continuitá nel futuro ; gli adolescenti sono fragili, ma anche ben determinati quando riconoscono un valore a certe attivitá.    
La esperienza di “ Dançar à vida” , iniziata da don Marco in due quartieri poveri e socialmente disagiati sta continuando e abbiamo molte richieste da parte delle famiglie.  Siamo in una situazione delicata perché fino ad ora il progetto é andato avanti soprattutto con aiuti dalla Chiesa reggiana, in attesa che la amministrazione locale potesse assumere almeno lo stipendio degli educatori. Purtroppo la situazione del município é molto confusa e non saprei dire che aiuti arriveranno…. spero che la amministrazione locale non abbandoni queste famiglie, sarebbe una grave perdita educativa.

Caritas parrocchiale

Una esperienza di questi ultimi giorni é stata quella di  un primo ritiro spirituale con le famiglie che la nostra Caritas parrocchiale aiuta con generi alimentari, visite mediche, vestiti ecc… come nelle parrocchie reggiane. Non vorremmo solo fermarci ad un puro assistenzialismo ma aiutare un processo di formazione:  stiamo proponendo corsi di disegno, taglio e cucito, cucina, oltre a un gruppo per sostegno psicológico, e, a fine maggio un breve corso per dare inizio agli Alcolisti Anonimi. Sono perlopiú famiglie che non entrano in chiesa, non frequentano le comunitá e per questo la nostra proposta di ritiro spirituale e il desiderio di accompagnare anche nel cammino di fede. Non sono venuti in molti, ( é una novitá per i nostri poveri uma  proposta di questo tipo)  ma qualcuno é arrivato, sono rimasti contenti della giornata, ed é anche questo um buon seme per il futuro.

Scuola di Teologia

Una attivitá a cui tengo molto e che mi dá gioia é la nostra piccola Scuola di Teologia. Siamo al secondo anno ( un venerdí – sabato e domenica al mese), il gruppo dello scorso anno sta continuando e abbiamo formato uma nuova classe questo anno, con trenta nuovi ‘studenti’, alcuni dalle parrocchie vicine che hanno chiesto di partecipare ( “vicine” é un concetto relativo: 45 Km Pintadas, 150 km Bonito…).   Nell’ultima lezione ho fatto una introduzione alla cristologia, presentando  il Gesú storico e anche – brevemente- i primi concili.  Con persone che non hanno mai letto di concili o cristologia, conversavo su arianesimo, omo-ousios, monofisismo, modalismo, subordinazionismo…..  , certo non per creare difficoltá ma per aiutare a comprendere che la nostra fede ha una storia, e che il cristianesimo sempre si pone di fronte alla cultura del tempo, e come é facile cadere in infedeltá teoriche e pratiche al vangelo di Gesú.  E oggi siamo di fronte a sfide simili a quelle della antichitá: annunciare il vangelo di Gesú agli uomini di oggi, alle culture del nostro tempo, rimanendo fedeli alla vera fede.

La Chiesa cattolica in Brasile vive una crisi; in termini numerici siamo passati da piú del 90% di cattolici, negli anni ’60- e ’70, quando abbiamo iniziato la nostra presenza missionaria in Brasile, al 64% del 2010, per scendere – secondo le previsioni-  sotto il 50%  nel 2020.  A Ipirá la frequenza regolare alla vita della chiesa cattolica non so se arriva al 5%. 
 Ma ancor piú grave é la situazione di scarsa influenza del cattolicesimo  nella cultura, negli stili di vita, nella politica, nella scuola, nei valori del popolo brasiliano. Persistono alcune pratiche (chiedere il battesimo, ad esempio) ma quanto entra il Vangelo nel cuore delle persone, nella organizzazione sociale, nella cultura? Basta um predicatore televisivo che grida sciocchezze a far cambiare partecipazione alla  chiesa, basta  um sacco di cemento  o la prenotazione di una operazione chirurgica per votare un candidato sindaco; i politici cattolici sono piú rari degli orsi bianchi in Brasile;   piú di 60.000 omicidi lo scorso anno in Brasile….
   Se non offriamo la possibilitá di una conoscenza piú profonda e corretta dei contenuti di fede, il cattolicesimo in Brasile si scioglie ‘come la neve al sole’.  Per questo la proposta della nostra Scuola di Teologia; non per un diploma in piú nel próprio curriculum, ma apprendere per diffondere gli insegnamenti ricevuti. Accettiamo infatti solo chi ha una vita di comunitá e che si dispone a comunicare agli altri ció che sta imparando.

   Buon tempo Pasquale e … a presto in Italia.   Don Gabriele Burani, Ipirá – Bahia.

La distribuzione del pranzo pasquale in carcere

Buona Pasqua in carcere a Manakara

Buona Pasqua!!

Va bhè dai, cosa saranno mai quasi 3 settimane di ritardo?? Tanto tutto è relativo…

E poi, se vogliamo essere creativi, io Pasqua l’ ho festeggiata anche venerdì scorso, e se badiamo a quella il mio ritardo si riduce 😉

Venerdì  26 marzo infatti, grazie al supporto tecnico e culinario delle suore nazzarene di Manakara e al benestare del nuovo direttore del carcere è stato possibile organizzare un sakafo lehibe ovvero un grande pranzo di Pasqua per tutti i detenuti.

Chi conosce un pochino cosa sto combinando in Madagascar forse sa del mio interessamento per  i carcerati di Manakara,  questo perché le condizioni in cui vivono sono semplicemente inaccettabili.

CLa distribuzione del pranzo pasquale in carcereosì per i quasi 700 uomini e per la quarantina di donne (con addirittura qualche bimbo) abbiamo organizzato una bella messa di Pasqua e a seguire riso e spezzatino di manzo per tutti!!

Un valore aggiunto alla giornata lo ha dato il vescovo Gaetano della nostra diocesi di Farafangana di passaggio a Manakara. In vescovo, è stata davvero una grazia inaspettata e ha saputo trovare parole davvero di padre per i carcerati.

Ora, nutrire lo spirito va bene, ma serviva anche nutrire la pancia e fino a metà pomeriggio è stato distribuito un abbondante pasto proprio a tutti!!

Di più, forse dalle foto non lo si comprende così bene, ma una delle forme di degrado che per primo salta all’occhio sono le condizioni logore degli indumenti dei detenuti… sporchi o spesso strappati  se non del tutto assenti.

Ebbene, grazie alle generose offerte giunte dall’ Italia oltre al pranzo è stato possibile regalare ad ognuno non un uovo di cioccolato, non una semplice maglietta ma ben si una più resistente polo!!

Vedere tutti quei ragazzi scartare il pacchetto di giornale e trovarci dentro la polo, vederli contenti indossarla subito (rigorosamente con il colletto alzato, perché siamo poi sempre in Africa) è stata forse la soddisfazione più grande!!

Le donne invece hanno avuto un vestitino e i loro bimbi una palla, e anche li che ridere.. sospetto infatti che vivendo con la mamma in carcere e non essendo ancora verosimilmente mai usciti non conoscono molte cose del mondo. Tanto meno i giocattoli.. è stato bello vedere l’approccio con la palla colorata. L’ istinto e la curiosità hanno fatto il resto.

È stata insomma una giornata speciale penso davvero per tutti, e poi mi sbilancio a dire che uno delle peggiori carceri del Madagascar (uno degli ultimi Stati al mondo per ricchezza) almeno per un momento ha avuto i carcerati più felici (ed eleganti) che si possa immaginare.

In allegato qualche foto “rubata” perché dovete sapere che non è possibile fotografare all’interno delle mura del carcere. Queste foto sono state fatte da un sacerdote missionario polacco in Madagascar da una vita ed invitato alla Messa, lui ha potuto!!

Domenica  arriverà un dentista italiano in pensione, il nostro obbiettivo sarà visitare e curare tutti i carcerati di Manakara… vi farò sapere com’è andata 😉

Intanto un saluto da quaggiù e buona Pasqua

Lorenzo.

Diario dal Madagascar – Si parte!!!

29 aprile 2019 – Beata Vergine Maria della Ghiara

“L’amore è come una pianta di riso,
trapiantato, cresce anche altrove”
Proverbio malgascio

Carissimi,
sono passati alcuni mesi da quando ho cominciato il mio servizio pastorale come parroco qui nel distretto di Manakara Atsimo (sud). Il 4 novembre il vescovo Gaetano mi ha affidato, assieme a don Simone, la cura pastorale di questo distretto che si compone di una parrocchia grande, urbana, dedicata alla Divina Misericordia e a 8 chiese di campagna nei dintorni. Il territorio è molto vasto, ma essendo in due riusciamo a essere presenti in ognuna delle comunità almeno una volta al mese.

Cercando di fare sintesi di tutte le cose capitate in questi mesi mi trovo in difficoltà a far stare tutto in una sola lettera, nel riuscire a raccontare parte di ciò che abbiamo vissuto, visto e incontrato, forse dovrei scrivere di piò, raccontare, testimoniare, anche se mi rendo conto che la cosa migliore sarebbe venirci a trovare e avere la fortuna di partecipare a qualche evento significativo… comunque, in breve, ad ottobre la Giornata nazionale della Gioventù dove ho accompagnato 50 ragazzi della nostra parrocchia, a novembre l’ingresso in parrocchia e la festa di Cristo Re, a dicembre l’Avvento e la tornée natalizia in tutte le chiese di campagna, poi la Quaresima, le Vie Crucis fino alla Settimana Santa in cui ho organizzato e partecipato a un pellegrinaggio con centinaia di cristiani verso Vohipeno per celebrare la memoria del Beato Lucien Botovasoa, un catechista francescano morto martire e beatificato nel 2018.

Partecipate e ricche di significato le celebrazioni pasquali.. pensate che la Messa nella veglia di Pasqua è stata la celebrazione più lunga che abbia mai presieduto, quasi 3h e mezza nella quale però ho donato il Battesimo a parecchi adulti. Infine la festa della parrocchia, domenica scorsa nella festa della Divina Misericordia, quando abbiamo fatto festa tutti assieme e benedetto il nuovo campanile che ci è stato donato da alcuni amici di Confartigianato e su cui abbiamo posizionato la campana donataci dalla parrocchia di San Martino in Rio. Colgo l’occasione per ringraziare le scuole cattoliche di Sant’Ilario e Sant’Antonino per l’abbondante quantità di materiale scolastico che ci hanno inviato, l’associazione Bambini Insieme di Pievepelago per gli indumenti, i vari singoli che ci hanno fatto alcune donazioni.. le cose più urgenti che ci restano da fare nel prossimo periodo sono la costruzione di alcune cappelle in campagna per ospitare i cristiani nella preghiera o nella messa della domenica, oppure la sistemazione dei locali parrocchiali e l’apertura del nuovo oratorio, infine la casa dei sacerdoti e dei volontari, un progetto ambizioso che vorremmo realizzare al più presto. Tutte queste cose riusciremo a realizzarle con il vostro aiuto e quando il Signore vorrà; per ora non possiamo che rendere grazie di tutti i mezzi che sono stati messi a nostra disposizione, attraverso i quali cerchiamo di fare del bene a questa gente, testimoniando il Vangelo, anche se mi accorgo di quante cose belle ci insegnano i parrocchiani.. un autentico arricchimento reciproco, un incontro proficuo, credo necessario, tra le nostre due Chiese che ci vede come mediatori.

Fin da subito, assieme a don Simone e al vescovo Gaetano, ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per iniziare bene il nostro ministero. Ebbene..la parola d’ordine di questi primi mesi è stata “incontro”. Abbiamo dedicato molti pomeriggi, soprattutto in Avvento e in Quaresima nella visita alle famiglie, nelle benedizioni. Non abbiamo ancora finito, e presto dovremo rivolgerci anche alle campagne, dove tante famiglie non hanno ancora conosciuto Gesù, dove c’è molta povertà e ignoranza e quindi dilagano le sette e le superstizioni. Inoltre, questi primi mesi, ma penso anche questi primi anni, dovremo dedicarli a farci conoscere e farci voler bene, a guadagnare la fiducia delle persone e a maturare nella nuova vocazione che abbiamo ricevuto.un panorama del Madagascar
Volete una stima? Molto approssimativamente potrei prevedere 5 anni di conoscenza reciproca e poi altri 5 di “azione”… scusate la banalizzazione ma credo di aver bisogno di fissare degli obiettivi, sia perché vorrei fare tantissime cose e mi rendo conto che c’è bisogno di pazienza e di ascolto, sia perché mi rendo conto che per imparare bene la lingua, conoscere le tradizioni e le abitudini richiede preghiera e talvolta tanto silenzio. Ricordo come in Italia mi sforzassi per preparare catechesi con citazioni bibliche, dal magistero, per organizzare esperienze significative durante l’anno a rincorrere ragazzi perché partecipassero a campeggi o pellegrinaggi… qui, invece, tante volte occorre governare e impreziosire l’ordinarietà, la preghiera quotidiana, bisogna saper accogliere e imparare a voler bene, e come diceva don Bosco, far si che le persone si sentano accolte e amate, al di là delle parole, delle prediche..

La benedizione di una cappella a ManakaraSapete una cosa bella che mi sento di confidarvi? Voglio davvero bene a queste persone, e sono contento di essere al loro servizio come sacerdote! A volte mi sento in imbarazzo per la grande considerazione che hanno per il ministero sacerdotale, per la riconoscenza che dimostrano per la scelta che abbiamo fatto e per la disponibilità ad essere con loro durante questi anni. Non entro nei dettagli ma lo si nota nel modo con cui ascoltano ciò che hai da dire, con cui ti invitano a casa loro, per i privilegi che ti accordano, che vanno dalla pietanza migliore al giaciglio più comodo, alle domande frequenti del tipo: “mompera (don), ti porto lo zaino?”, oppure “mompera, se hai sete vado a cercare dell’acqua potabile” e ancora “mompera, tu non puoi sederti per terra come noi…eccoti una sedia!”… Questo atteggiamento da parte dei cristiani mi fa spesso vergognare ma mi aiuta inevitabilmente a interrogarmi su quanto sia preziosa la vocazione che ho ricevuto, sul fatto che occorre serietà, impegno, preghiera, per essere all’altezza delle aspettative della gente. È molto bello sentirsi voluti bene e apprezzati, ciò mi invita a non risparmiarmi troppo, a continuare nello studio della lingua malgascia che ancora mi fa tribolare, a pregare perché Dio mi doni la fede necessaria per desiderare di realizzare ciò che è suo volontà piuttosto che le mie convinzioni e le mie abitudini. Un piccolo consiglio? Vogliate bene ai sacerdoti, onorateli, anche se a volte non se lo meritano, e ricordatevi che in questo modo prima ancora di onorare un uomo specifico, onorate Dio che è dal prete rappresentato e aiutate il prete stesso a ricordarsi la sorgente e il fine di tutta la sua vita.

Ed ora che faremo? Nel mese di maggio, la recita del rosario, la visita di don Luca e don Pietro nel mese di luglio, il campo missionario con 18 ragazzi nel mese di agosto. Proprio nel mese di Agosto abbiamo proposto a tutti i catechisti e ai cristiani del nostro distretto di fare un grande pellegrinaggio per pregare assieme in occasione della festa dell’Assunzione, che i malgasci sentono particolarmente. L’anno scorso abbiamo partecipato al pellegrinaggio del distretto di Ampasimanjeva, introdotto dal missionario reggiano don Ruggerini negli anni ’80; una grande partecipazione e entusiasmo che vorremmo portate come tradizione anche qui a Manakara. Vorrei portare in processione Maria per le strade (diciamo sentieri sconquassati) del nostro distretto e riunire i cristiani tutti per testimoniare la gioia della fede che abbiamo ricevuto. Un progetto ambizioso che finora ha incontrato la disponibilità di tutti… speriamo… vi chiedo una preghiera!

E poi? Ci vedremo personalmente in settembre quando passerò da casa per un periodo di riposo. A fine agosto parteciperò agli esercizi del Movimento Familiaris Consortio dove offrirò un contributo spirituale come l’anno scorso e poi sarò disponibile per incontri e celebrazioni. Farò il possibile per incontrare tanti e per riposarmi. Dopo di me, in ottobre e novembre sarà a casa anche don Simone Franceschini. Stiamo organizzando per la fine dell’anno una proposta di pellegrinaggio qui in Madagascar che accompagnaremo personalmente. Appena possibile vi farò sapere i dettagli.. costi, periodo, preparazione…
Bene, buona Pasqua, un saluto ad ognuno di voi, e se avete idee per sentirci più vicini reciprocamente, fatemelo sapere!
don Luca