Ancora una volta la Vita è sovrabbondante

 

Cari amici,
questa volta vi scrivo da Ampasimanjeva, un piccolo villaggio in foresta a Sud-Est del Madagascar, periferia del mondo, cuore di Dio.
Il sole è caldo, non nevica.
Sulla tavola non ci sono cotechino e panettone, ma riso e frutta tropicale.
La gente attorno a me, vestita a festa, porta un lamba colorato cinto alla vita e infradito, non i tacchi.

Anche qui è Natale. Ed è Natale in un modo speciale, incarnato e commovente.
Questa mattina, dopo la preparazione e la distribuzione di riso, carne e fagioli ai malati dell’ospedale e ad alcuni poveri del villaggio, sono rientrata in camera in attesa del pranzo.
Dopo una mezz’oretta, al rintocco della campana che suonava le 12, ho fatto ritorno verso il refettorio. A terra, su una stuoia di rafia intrecciata, siede una ragazza giovane, accolta da qualche tempo insieme alla sua bimba di un paio di anni.
Tra le braccia ha un fagotto bianco…
Mi avvicino, senza chiedere nulla, ma intuendo, commossa e piena di gioia.
La scena ha il sapore di una Natività malgascia.
Un neonato cullato da una giovane semplice, povera, ma disposta a fare spazio, anche ad figlio non suo.
In questo Natale l’Emmanuele vi viene incontro, chiede di essere accolto in quella bimba, appena abbandonata dalla famiglia perché nata da parto gemellare, un tabù in questa zona.
Intanto la giornata scorre e cala il sole tra le palme. Si alza un vento forte e una pioggia battente, tanto che, per evitare un cortocircuito dell’impianto elettrico dell’ospedale in caso di fulmini, si sceglie di staccare la corrente…
E così, nell’atmosfera surreale di una cena della Vigilia a luce soffusa e con Nataline tra le braccia, il silenzio viene rotto dal dottor Martin: “Quando torna la luce bisogna che facciamo un cesareo d’urgenza”.
Verso le 20 vestiamo camice e guanti ed entriamo in sala operatoria e dopo poco nasce un’altra bimba, anche lei chiamata Nataline.
Ancora una volta la Vita è sovrabbondante, forte, inaspettata e misteriosa.
Uscendo dalla sala, con un sorriso carico di passione e affetto, il dottor Martin esclama: “La Messa è finita”.
Quando arriviamo in parrocchia la celebrazione sta volgendo al termine.
Grata e meravigliata per come questo Natale, più di ogni altro, abbia preso tratti umani, vi auguro un Buon Natale.
Giada