La libertà che intendo io
Senso di impotenza: credo sia questo lo stato d’animo che più mi ha accompagnato in questi mesi.
Un’adolescente, situazione familiare abbastanza complicata, qualche anno fa è stata stuprata da qualcuno di cui avrebbe dovuto fidarsi, un sorriso magnifico. Io non la ricordavo, ma lei si ricordava di me; l’anno scorso ho accompagnato durante la gravidanza sua sorella, che dopo il parto si è trasferita in un altro paese. Un po’ di mesi fa ero andata a casa sua per informarmi sulla piccolina e ad accogliermi ho trovato S., bellissima e gentilissima, mi ha parlato di sua sorella e della nipotina, mi ha detto che sarebbero tornate a vivere qui in paese; e mentre ero sulla porta per salutarla mi ha detto con il suo sorriso migliore: <<Sono incinta!>>. Sono rientrata in casa, mi sono riseduta e abbiamo iniziato a parlare di lei, di come stava e che per qualsiasi cosa avrebbe potuto contare su di me.
Era seguita dai medici, aveva fatto gli esami necessari, ma non ci ha pensato che a 7 mesi di gestazione il piccolo sarebbe potuto nascere; quando è arrivata alla guardia medica il bimbo è nato lì e d’urgenza l’hanno portato all’ospedale più vicino con un reparto neonatale, 5 ore di strada; è arrivato vivo, ma dopo qualche ora non ce l’ha fatta.
Collera, la mia, tanta… a chi dare colpa? A lei che ha aspettato troppo prima di andare dal medico, all’ospedale troppo lontano, a chi era in ambulanza con lei che non ha fatto del suo meglio.
Lei è tornata a casa, con il suo sorriso magnifico ancora sulle labbra e con un’altra esperienza di vita che la farà crescere ancora un pò.
È una società egoista quella in cui viviamo, dove la cosa più difficile da fare è mettersi nei panni dell’altro.
Il Brasile ormai non è più considerato un “Paese del terzo mondo”, ma in realtà questo poco importa, dove c’è tanta povertà c’è sempre qualcuno che si approfitta della situazione, dove i giochi politici hanno sempre più importanza delle persone, dove gli ultimi saranno sempre marginalizzati o giudicati.
Spesso capita di sentir dire di lasciar perdere, a causa dell’ingratitudine, del menefreghismo, della mancanza di attitudine a volere il cambiamento. Ed è vero, capita che mamme che chiedono del cibo, le incontri a bere birra; che dopo aver insistito per abbreviare i tempi per fare un esame medico, la persona interessata non si presenti; si, ci sono state volte in cui mi sono sentita dire: <<Hai visto, hai fatto tanto per lei, a cosa è servito?!>>
M. è un ragazzino di 12 anni, un padre alcolizzato e una madre a cui non interessa nulla, ormai le insegnanti chiamano me quando c’è qualche problema a scuola. Lui ci prova, ma non è così facile. In questi giorni di festa (nel nord est del Brasile la commemorazione di San Giovanni è un evento culturale, è un pò come il nostro Natale, per la forma in cui è sentito e vissuto) tutte le scuole hanno presentato balli tipici di quest’epoca;
M. ha voluto partecipare, le insegnanti hanno creduto in lui, è cambiato, è migliorato e oltre ad essere un bravo ballerino, ha smesso di uscire dall’aula ogni 10 minuti. Io ci spero, ci credo, anche le insegnanti ci stanno credendo e spero che ci possa credere anche lui. Con sua madre ho smesso di provarci, lei non cambierà e non ha neanche voglia.
I giorni passano, in Brasile come in Italia, lo scorrere del tempo, la quotidianità fanno parte della vita; dall’ultima volta che ho scritto: ho compiuto 30 anni; sono riuscita a vedere 2 giorni il mare; B. (una bimba con disabilità che ho conosciuto poco dopo essere arrivata qui) si è battezzata; con i giovani della parrocchia abbiamo fatto, come da tradizione, il tappeto per il giorno di Corpus Christi; c’è stata la visita di don Pietro e Stefano. E stiamo già organizzando la missione marista, ci stiamo preparando all’avvio di una nuova pastorale che si occupa di ogni forma di dipendenza, e potrei continuare ancora.
Tutti i giorni siamo in movimento, facciamo tanto, ma poi succedono cose, ci facciamo coinvolgere, alcune persone ci entrano dentro e non sempre è facile accettare quanto noi uomini siamo cattivi gli uni con gli altri.
E così, insieme al senso di impotenza, ci sono queste parole che rimbombano nella mia testa, così attuali e così piene di verità:
“Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io.”
Sandro Pertini
Vanessa
Nova Redenção , 28/06/19