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Diario dal Madagascar – Si parte!!!

29 aprile 2019 – Beata Vergine Maria della Ghiara

“L’amore è come una pianta di riso,
trapiantato, cresce anche altrove”
Proverbio malgascio

Carissimi,
sono passati alcuni mesi da quando ho cominciato il mio servizio pastorale come parroco qui nel distretto di Manakara Atsimo (sud). Il 4 novembre il vescovo Gaetano mi ha affidato, assieme a don Simone, la cura pastorale di questo distretto che si compone di una parrocchia grande, urbana, dedicata alla Divina Misericordia e a 8 chiese di campagna nei dintorni. Il territorio è molto vasto, ma essendo in due riusciamo a essere presenti in ognuna delle comunità almeno una volta al mese.

Cercando di fare sintesi di tutte le cose capitate in questi mesi mi trovo in difficoltà a far stare tutto in una sola lettera, nel riuscire a raccontare parte di ciò che abbiamo vissuto, visto e incontrato, forse dovrei scrivere di piò, raccontare, testimoniare, anche se mi rendo conto che la cosa migliore sarebbe venirci a trovare e avere la fortuna di partecipare a qualche evento significativo… comunque, in breve, ad ottobre la Giornata nazionale della Gioventù dove ho accompagnato 50 ragazzi della nostra parrocchia, a novembre l’ingresso in parrocchia e la festa di Cristo Re, a dicembre l’Avvento e la tornée natalizia in tutte le chiese di campagna, poi la Quaresima, le Vie Crucis fino alla Settimana Santa in cui ho organizzato e partecipato a un pellegrinaggio con centinaia di cristiani verso Vohipeno per celebrare la memoria del Beato Lucien Botovasoa, un catechista francescano morto martire e beatificato nel 2018.

Partecipate e ricche di significato le celebrazioni pasquali.. pensate che la Messa nella veglia di Pasqua è stata la celebrazione più lunga che abbia mai presieduto, quasi 3h e mezza nella quale però ho donato il Battesimo a parecchi adulti. Infine la festa della parrocchia, domenica scorsa nella festa della Divina Misericordia, quando abbiamo fatto festa tutti assieme e benedetto il nuovo campanile che ci è stato donato da alcuni amici di Confartigianato e su cui abbiamo posizionato la campana donataci dalla parrocchia di San Martino in Rio. Colgo l’occasione per ringraziare le scuole cattoliche di Sant’Ilario e Sant’Antonino per l’abbondante quantità di materiale scolastico che ci hanno inviato, l’associazione Bambini Insieme di Pievepelago per gli indumenti, i vari singoli che ci hanno fatto alcune donazioni.. le cose più urgenti che ci restano da fare nel prossimo periodo sono la costruzione di alcune cappelle in campagna per ospitare i cristiani nella preghiera o nella messa della domenica, oppure la sistemazione dei locali parrocchiali e l’apertura del nuovo oratorio, infine la casa dei sacerdoti e dei volontari, un progetto ambizioso che vorremmo realizzare al più presto. Tutte queste cose riusciremo a realizzarle con il vostro aiuto e quando il Signore vorrà; per ora non possiamo che rendere grazie di tutti i mezzi che sono stati messi a nostra disposizione, attraverso i quali cerchiamo di fare del bene a questa gente, testimoniando il Vangelo, anche se mi accorgo di quante cose belle ci insegnano i parrocchiani.. un autentico arricchimento reciproco, un incontro proficuo, credo necessario, tra le nostre due Chiese che ci vede come mediatori.

Fin da subito, assieme a don Simone e al vescovo Gaetano, ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per iniziare bene il nostro ministero. Ebbene..la parola d’ordine di questi primi mesi è stata “incontro”. Abbiamo dedicato molti pomeriggi, soprattutto in Avvento e in Quaresima nella visita alle famiglie, nelle benedizioni. Non abbiamo ancora finito, e presto dovremo rivolgerci anche alle campagne, dove tante famiglie non hanno ancora conosciuto Gesù, dove c’è molta povertà e ignoranza e quindi dilagano le sette e le superstizioni. Inoltre, questi primi mesi, ma penso anche questi primi anni, dovremo dedicarli a farci conoscere e farci voler bene, a guadagnare la fiducia delle persone e a maturare nella nuova vocazione che abbiamo ricevuto.un panorama del Madagascar
Volete una stima? Molto approssimativamente potrei prevedere 5 anni di conoscenza reciproca e poi altri 5 di “azione”… scusate la banalizzazione ma credo di aver bisogno di fissare degli obiettivi, sia perché vorrei fare tantissime cose e mi rendo conto che c’è bisogno di pazienza e di ascolto, sia perché mi rendo conto che per imparare bene la lingua, conoscere le tradizioni e le abitudini richiede preghiera e talvolta tanto silenzio. Ricordo come in Italia mi sforzassi per preparare catechesi con citazioni bibliche, dal magistero, per organizzare esperienze significative durante l’anno a rincorrere ragazzi perché partecipassero a campeggi o pellegrinaggi… qui, invece, tante volte occorre governare e impreziosire l’ordinarietà, la preghiera quotidiana, bisogna saper accogliere e imparare a voler bene, e come diceva don Bosco, far si che le persone si sentano accolte e amate, al di là delle parole, delle prediche..

La benedizione di una cappella a ManakaraSapete una cosa bella che mi sento di confidarvi? Voglio davvero bene a queste persone, e sono contento di essere al loro servizio come sacerdote! A volte mi sento in imbarazzo per la grande considerazione che hanno per il ministero sacerdotale, per la riconoscenza che dimostrano per la scelta che abbiamo fatto e per la disponibilità ad essere con loro durante questi anni. Non entro nei dettagli ma lo si nota nel modo con cui ascoltano ciò che hai da dire, con cui ti invitano a casa loro, per i privilegi che ti accordano, che vanno dalla pietanza migliore al giaciglio più comodo, alle domande frequenti del tipo: “mompera (don), ti porto lo zaino?”, oppure “mompera, se hai sete vado a cercare dell’acqua potabile” e ancora “mompera, tu non puoi sederti per terra come noi…eccoti una sedia!”… Questo atteggiamento da parte dei cristiani mi fa spesso vergognare ma mi aiuta inevitabilmente a interrogarmi su quanto sia preziosa la vocazione che ho ricevuto, sul fatto che occorre serietà, impegno, preghiera, per essere all’altezza delle aspettative della gente. È molto bello sentirsi voluti bene e apprezzati, ciò mi invita a non risparmiarmi troppo, a continuare nello studio della lingua malgascia che ancora mi fa tribolare, a pregare perché Dio mi doni la fede necessaria per desiderare di realizzare ciò che è suo volontà piuttosto che le mie convinzioni e le mie abitudini. Un piccolo consiglio? Vogliate bene ai sacerdoti, onorateli, anche se a volte non se lo meritano, e ricordatevi che in questo modo prima ancora di onorare un uomo specifico, onorate Dio che è dal prete rappresentato e aiutate il prete stesso a ricordarsi la sorgente e il fine di tutta la sua vita.

Ed ora che faremo? Nel mese di maggio, la recita del rosario, la visita di don Luca e don Pietro nel mese di luglio, il campo missionario con 18 ragazzi nel mese di agosto. Proprio nel mese di Agosto abbiamo proposto a tutti i catechisti e ai cristiani del nostro distretto di fare un grande pellegrinaggio per pregare assieme in occasione della festa dell’Assunzione, che i malgasci sentono particolarmente. L’anno scorso abbiamo partecipato al pellegrinaggio del distretto di Ampasimanjeva, introdotto dal missionario reggiano don Ruggerini negli anni ’80; una grande partecipazione e entusiasmo che vorremmo portate come tradizione anche qui a Manakara. Vorrei portare in processione Maria per le strade (diciamo sentieri sconquassati) del nostro distretto e riunire i cristiani tutti per testimoniare la gioia della fede che abbiamo ricevuto. Un progetto ambizioso che finora ha incontrato la disponibilità di tutti… speriamo… vi chiedo una preghiera!

E poi? Ci vedremo personalmente in settembre quando passerò da casa per un periodo di riposo. A fine agosto parteciperò agli esercizi del Movimento Familiaris Consortio dove offrirò un contributo spirituale come l’anno scorso e poi sarò disponibile per incontri e celebrazioni. Farò il possibile per incontrare tanti e per riposarmi. Dopo di me, in ottobre e novembre sarà a casa anche don Simone Franceschini. Stiamo organizzando per la fine dell’anno una proposta di pellegrinaggio qui in Madagascar che accompagnaremo personalmente. Appena possibile vi farò sapere i dettagli.. costi, periodo, preparazione…
Bene, buona Pasqua, un saluto ad ognuno di voi, e se avete idee per sentirci più vicini reciprocamente, fatemelo sapere!
don Luca

Domenica delle Palme a Pintadas – Boa Vista

Siamo in una comunità povera di Pintadas, Boa Vista

Di seguito processione in due delle comunità più povere della parrocchia di Pintadas, Laranjeira e Caldeirão Coberto. 7 km di processione con la messa finale.

Domenica di passione. Una mamma era venuta facendo alcuni chilometri a piedi per partecipare alla processione e a alla messa. Giunta nella casa di una amica per cambiarsi è arrivata la notizia che il figlio di 28 anni era appena stato ammazzato. Una parte della comunità di Caldeirão Coberto è rimasta con lei e una parte ha partecipato alla celebrazione. Al ritorno abbiamo tutti pregato insieme alla mamma Joelice. Buona domenica delle palme a tutti voi

Vi porto nel cuore. Oggi sono uscito alle 6.30 del mattino e mi riposo un attimo ora. E’ accaduto di tutto. Decine di chilometri a piedi, acqua a catinelle, attraversamento molto pericoloso di fiumi, strade piene di fango e buche profondissime, quasi cento chilometri di auto in questo tipo di strade, a volte con 9 persone nell’auto. Due gomme forate e decine di chilometri fatti gonfiando un pneumatico varie volte con una pompa da bicicletta.

Un giovane ammazzato e una madre da consolare. Per poco non sono rimasto bloccato tra due fiumi.
Siamo stati assistiti dalla provvidenza perché quando siamo rimasti con un pneumatico a terra e senza quello di scorta dopo un po’ è passato un uomo in moto che è andato a cercare una pompa da bicicletta. Ho montato per ben due volte un giumento. Abbiamo visitato anziani, persone con handicap e una mamma che aveva da poco partorito. In due viaggi ci hanno accompagnato anche persone ubriache.

Più di mille persone nelle diverse celebrazioni a cui ho partecipato: sono rimasto quasi senza voce. In alcuni luoghi in cui sono stato il territorio è di circa 20/30 km2 e per riuscire a incontrarsi è stato un miracolo, viste le condizioni molto difficili e i tanti chilometri da percorrere a piedi da parte di tutti. In tanti hanno partecipato nonostante le condizioni avverse. Per il resto grande gioia, perché è da dieci anni che non veniva questa pioggia. Tanta umanità incontrata povera, emarginata e ferita, ma piena di fede. Tanta accoglienza in tante case.

Una buona settimana santa a tutti.

Don Luca Grassi

Slide Slide Slide Slide Slide Slide Slide UNA BUCA PER STRADA...
madagascar, le tipiche risaie in campagna

Tra lemuri, orchidee, solidarietà e 50 anni di missione

Ho avuto la fortuna, l’onore e la gioia di far parte della Delegazione diocesana in visita al Madagascar per il 50° della Missione della Diocesi di Reggio Emilia.
Donata Frigerio ha già abbondantemente relazionato sulla Libertà circa le solenni e partecipate celebrazioni nelle varie città dove siamo presenti dal 1967 quando la prima equipe con don Mario Prandi, don Pietro Ganapini, Suor Bernadette, Suor Margherita, e qualche laico sbarcò nell’Isola Rossa.

Raccontare il Madagascar è come leggere un libro di storie, ogni luogo ha i suoi colori caratteristici, le sue tribù con storie e tradizioni millenarie che ancora sopravvivono, la sua natura peculiare e i suoi animali unici ed indimenticabili. Volevo in questa occasione fare un raffronto tra il viaggio che feci quasi 30 anni fa e quello dei giorni scorsi Ma già scendendo all’aeroporto di Ivato con il super traffico di Tananarive, inizio subito a capire che nulla è cambiato nelle condizioni di vita dei malgasci: tutti ancora per strada, bancarelle improvvisate, gente ammassata che aspetta taxi-be, signore che lavano panni nel fiume. Incontro, esattamente come la volta scorsa, tanta gente a piedi, tutti camminano, spesso senza scarpe, tanti bimbi che giocano, le donne, nei loro abiti colorati, in testa portano di tutto, taxi-brousse stracarichi di gente e merce.

Nel 50 anniversario gli zebu tirano ancora i carrettiPoi “strade” (se si possono definire così) dove incrociamo taxi-brousse (pulmini stipati di persone e merci e animali fino all’inverosimile), carretti trainati da zebù, bambini, bambini, bambini… Un proverbio malgascio (ce ne sono tantissimi colmi di sapienza popolare) dice che “la vita è miele (quindi dolcissima) e aloe (quindi amarissima)” e rende veramente l’idea dei contrasti e delle contraddizioni di questa terra malgascia: da una parte le bellezze dell’Isola, forse la più bella del mondo: i primi navigatori che approdarono sulla costa del Nord a Nosy-be pensavano di essersi trovati in Paradiso, dall’esplosione della natura, uno scrigno rimasto intatto per 160 milioni di anni daquando si staccò dal Gondwana, con una flora e una fauna uniche al mondo, poi la bellezza degli abitanti nella pratica dell’ospitalità, dell’accoglienza, della dolcezza, gli sguardi, le strette di mano, i gesti di benevolenza, i volti, i sorrisi di tutti, in particolare dei bambini (credo che fra le decine di viaggi che ho fatto per il mondo, questi siano i sorrisi più radiosi, splendenti, contagiosi che abbia mai visto).

D’altro canto credo che sia anche un Paese tra i più poveri del mondo, con il reddito pro-capite più basso in assoluto, e quindi si avverte subito la durezza, la fatica, la pesantezza del vivere quotidiano che non ha avuto nessun progresso significativo in questi ultimi 30 anni. Tutti i “nostri” progetti reggiani di RTM, del Centro Diocesano Missionario, della Ravinala, delle Case della Carità, dei Servi della Chiesa, sono invece altrettante eccellenze nel Paese, da Bevalala, alle Scuole di don Ganapini e di RTM, a Ambatolampy con la lavorazione dell’alluminio, a MarosoKatra nell’Azienda Agricola con l’inossidabile Giorgio Predieri, ormai malgascio da oltre 40 anni, le scuole di Zanantsika, poi a Manakara la confiturerie, e tutti i progetti seguiti da Luciano Lanzoni pure lui ormai figura storica da oltre 30 anni in Madagascar, l’Ospedale di Ampasimanjeva con il Dott. Martin. Le nostre sono veramente delle “oasi” fortunate, delle opportunità straordinarie, potremmo dire con il Salmista “Venite e vedete le Opere di Dio, Egli ha fatto prodigi sulla terra” rispetto invece al resto del Paese che non decolla, per le vicende politiche, sociali ed economiche che si trascinano fin dall’indipendenza dai francesi nel 1960, per la corruzione, per l’incapacità dei Governi di formulare piani di investimenti per il lavoro, per l’educazione, igiene, scolarizzazione, di trovare soluzioni ai problemi che attanagliano il popolo, per cui il Paese resta un’Isola alla deriva, addirittura dimenticata oltre che dallo Stato, dagli Organismi internazionali, dalla Comunità Europea ecc.

50 anni di madagascar vediamo lavori faticosiE noi occidentali troppo abituati alle comodità, ai comfort, al benessere, restiamo destabilizzati davanti ai mille inconvenienti del viaggio, e percorrendo la strada RN7, l’unica asfaltata (si fa per dire!) del paese, naturalmente non possiamo evitare alluvioni in questa stagione delle piogge che distruggono ponti, creano voragini e costringono a deviazioni, così se in un posto manca l’acqua si è costretti a fare la doccia con il secchio, oppure viene meno la luce o si resta a piedi con il pulmino, tutte cose che ci sono successe.

 

Ci sarebbe proprio da imparare la grande lezione di questo popolo: la pazienza!! Per rivedere i nostri pregiudizi… per rispondere a domande, o magari, farsene altre, interrogativi inquietanti sul nostro stile di vita, sull’individualismo, menefreghismo e indifferenza così diffusi nei nostri paesi Europei e per restituire nome e valore alle cose essenziali e a quanto di superfluo e di inutile ci siamo dati in questa nostra società edonistica e consumistica. Devo dire che i 24 componenti la Delegazione Diocesana, tutti coinvolti in qualche modo nell’ambito Missionario (preti e suore comprese), hanno capito esattamente il senso e l’obiettivo di questo viaggio responsabile e si sono adattati alle condizioni di disagio senza le litanie di lamentele come avviene di solito a casa o nei viaggi ordinari. Visita al Parco Nazionale di Ranomafana. Bellissima ed intricata foresta pluviale a 800 metri di altitudine che ci permette di incontrare i lemuri dorati, i sifaka neri ed una minuscola specie di camaleonti di pochi centimetri. Istituito nel 1991 grazie alla scoperta, qualche anno prima, del lemure dorato del bambù (Hapalemur aureus, una specie a forte rischio di estinzione), il Parco Nazionale di Ranomafana si estende su una superficie di circa 40.000 ettari distribuiti tra colline di media altitudine (800-1200 m) ricoperte da foreste e attraversate da piccoli corsi d’acqua che si gettano nel fiume Namorona. Oltre al lemure del bambù, il parco di Ranomafana è habitat di altre 11 specie di lemuri, tra cui alcuni molto rari e con gravi minacce di estinzione, come il lemure dal naso grigio (Prolemur simus), il maki lanoso (Avahi laniger), il sifaka di Milne-Edwards (Propithecus edwardsi), il lemure dal ventre rosso (Eulemur rubriventer) e l’aye-aye. C’è infine una cosa che mi ha fatto riflettere e lo farà ancor più nei giorni seguenti, in questo panorama di luce e ombre, di ricchezza e di povertà, di miseria e di dignità: quel piccolo seme gettato il 23 Novembre dl 1967 in quella terra benedetta ha germogliato e fruttificato: 15 Case della Carità , 63 Suore, 7 Novizie, 7 novizi fratelli, un centinaio di Servi della Chiesa, e tutti i progetti RTM-CDM-Ravinala che hanno impegnato centinaia di volontari laici: sembra proprio che Dio voglia provocare la nostra Chiesa Reggiana, dove avviene il fenomeno inverso, calo di vocazioni, chiusura di Case della Carità, Messe e Sacramenti disertati .. e c’è da ringraziare il Vescovo Massimo per aver deciso di inviare due Sacerdoti giovani – Don Simone e Don Luca – nonostante le difficoltà che si creano in Diocesi per la cronica mancanza di preti: ma la ricchezza straordinaria che viene dallo scambio con Chiese sorelle chiede che si continui in questa avventura sicuri che Dio non mancherà di benedire, di colmare di grazie e di abbondantissimi frutti, gli sforzi di chi spende qualche anno o tutta la vita al servizio della Missione. Ricordiamo perciò, pieni di gratitudine, chi ci ha preceduto ed ha tracciato la strada di questo cammino meraviglioso che vede ancora oggi comunione e unità di azione tra sacerdoti, religiosi e laici. Si tratta di una formula e un modello esemplare che sarebbe prezioso da applicare anche alle nostre Unità Pastorali, che spesso non cercano di unire risorse, energie, opportunità ma continuano nella resistenza della propria individualità parrocchiale campanilistica invece di avere uno sguardo più lontano e lungimirante.
Grazie Roberto Soncini del CDM per averci guidato con tanta pazienza (davvero malgascia!!) sapienza e competenza nel nostro Pellegrinaggio.

Correggio, 3 Dicembre 2017 1° Domenica di Avvento

Enos Rota