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Una visita dal Maniema, nel cuore dell’Africa impoverita

Il Maniema è una regione centrale della Repubblica Democratica del Congo, ex Congo Belga, ex Zaire, un paese enorme sito nel cuore dell’Africa nera. Kindu ne è il capoluogo. Una città raggiungibile con giorni di viaggio via terra, attraversando una piccola parte della grande foresta equatoriale che occupa metà del Congo, o in aereo. Una regione abbastanza isolata dal resto del paese.

La Caritas ed il CMD hanno ricevuto con piacere il direttore della Caritas di Kindu, abbé Stanislas Milabyo, invitato in Italia da Caritas Italiana per una serie di conferenze; l’abbé ha tenuto un incontro pubblico, la sera del 1 dicembre, nella Casa di Carità San Giuseppe, a Reggio.

L’abbé Stanyslas ha descritto la difficile situazione del Congo ad un pubblico molto interessato. Il Paese è ricchissimo di materie prime, minerali ed acqua soprattutto, ma la popolazione vive in stato di perenne sofferenza. Si tratta di una crisi strutturale e congiunturale, ci ha spiegato. La crisi strutturale é prolungata, acuta e cronica insieme; persiste da più di 20 anni, con mancanza di strutture sociali di ogni genere, dagli ospedali alle scuole ed alle strade. Manca l’elettricità e l’acqua potabile. La regione fatica a produrre scambi commerciali perché ogni merce deve viaggiare per via aerea o per giorni su pista, con costi altissimi. Crisi congiunturale, anche questa prolungata da 20 anni, acuta, perché il paese è ricco di minerali, anche nel Maniema, e ciò provoca guerre continue per l’accaparramento delle miniere e lo smercio illegale dei minerali verso l’estero. Uno stato di violenza e soprusi continui nei confronti della gente, che sopravvive con qualche dollaro al giorno ma che non ha accesso ai servizi primari, quasi inesistenti.

Ci ha elencato, dati alla mano, una serie di gravi problemi, dalla malnutrizione alle epidemie di morbillo, dalla carenza di acqua potabile all’analfabetismo di grandi e piccini, dall’insicurezza alla presenza di conflitti armati, il tutto aggravato dall’isolamento del territorio.

I presenti all’incontro hanno reagito all’esposizione con una serie di domande che han portato ad un dibattito sulle nostre responsabilità di europei sulla storia di un paese vessato dall’Occidente ancor prima della colonizzazione belga. Si trattava infatti di patrimonio personale del re Leopoldo del Belgio. Oggi la Repubblica democratica del Congo, ex Congo Belga ed ex Zaire, è ancora preda della fame dell’occidente di minerali e terre rare indispensabili per la nostra tecnologia elettronica e per il nostro futuro, basti pensare al cobalto congolese che sarà utilizzato nelle batterie delle auto elettriche.

Tuttavia i congolesi non cessano di sperare nella giustizia e riescono a far fronte ad ogni disastro con una resilienza ed una capacità di risollevarsi e gioire nella speranza che dovrebbe esserci di monito ed insegnamento…

 

Un viaggio strano

Donata Frigerio, consacrata dell’Ordo Virginum, membro della Rete Pace per il Congo e operatrice del Centro Missionario Diocesano, racconta del suo recente viaggio nel Kivu, a nord-est della RD del Congo, zona martoriata dal conflitto provocato dagli interessi internazionali per le risorse minerarie.

“L’Africa, o la mangi o ti mangia”. Questo proverbio mi è stato raccontato da un missionario, in Africa, per spiegarmi come nel continente o ti butti e parli con la gente, assaggi i cibi diversi, sperimenti e ti sperimenti nelle situazioni, hai sete di conoscere (perché capir

Una strada di Goma, tutta in pietra lavica. Sullo sfondo le abitazioni

e a volte è troppo difficile), oppure sei devastato. La natura, la situazione in cui la gente è costretta a vivere da forze esterne è così “forte”, a tratti violenta, che scopre di te i lati più nascosti.

Da anni vado in Africa, nella martoriata regione dei Grandi Laghi, a cavallo tra Rwanda, Burundi e Congo RD. Soprattutto in Congo, nel Kivu. Quest’anno ci son stata purtroppo solo l’indispensabile, per partecipare al matrimonio di una carissima amica. Forse perché avevo pregato molto, prima della partenza, che Dio mi aiutasse ad aprire gli occhi del cuore a quanto avrei vissuto, anche se ero razionalmente preparata al peggioramento della situazione generale, anche se ho vissuto 4 giorni di festa e innumerevoli baci ed abbracci, il mio “mangiare l’Africa” mi ha segnato profondamente.
Solo un paio di episodi del mio vissuto, a Goma, città “nera” di lava, il vulcano Niragongo, che la sovrasta, sempre attivo.

E’ sera, con un imbrunire rapidissimo come sa essere sull’equatore. Sono dietro il cancello della casa dove sono ospitata, in attesa di un amico. Parlo con il guardiano, Innocent, età indefinita, non giovane, anzi lui parla con me e mi racconta la sua storia, tragic

alle montagne vengono portati in città sacchi di carbone vegetale, principale fonte di fuoco per cucinare

a, costellata di morti. Poco tempo fa è morta anche sua moglie. Non so che fare, gli dico “è una vita dura ora, sei rimasto solo”. Risponde immediatamente: “perché? Io non sono mai solo. Dio è sempre con me!”, stupito e sorridente.
Sempre Goma, a Messa in una prigione, andata in fiamme lo scorso luglio lasciando a disposizione solo un’ala della struttura. Luisa, la mia ospite ci va ogni domenica, visita i prigionieri, non mi fanno problemi nell’accompagnarla. Vietato fare foto. Delle prigioni africane ho letto molto ma non vi ero mai entrata. Sapevo, ma vedere 1.500 persone ammassate in poco spazio, poche celle, poche tettoie, alti muri, si vive di giorno e di notte all’aperto, come in un girone dantesco… è altro. Si mangia una volta al giorno, quando si mangia. I più fortunati hanno uno spazio, condiviso, in un letto a castello in celle sovraffollate, i più poveri, la maggioranza, dormono lì dove trovano posto, per terra. Anche se piove (e di notte ha sempre piovuto, si avvicina la stagione delle piogge, e fa pure freddo, perché siamo su una catena montuosa).

Una donna si reca al mercato con la sua merce

A Messa molti sono a piedi scalzi; vuol dire che non possiedono neppure un paio di infradito, perché alla celebrazione ognuno sfoggia il vestito “buono”. Siamo in un angolo del cortile, sotto una tenda posticcia. Uno dei cortili interni diventa luogo di culto la domenica, accanto ai cattolici ci sono i protestanti e un paio di sette pseudocristiane. Un caos, chi canta (cori bellissimi al ritmo dei tamburi) accanto a chi consacra e a chi grida slogan religiosi, tutto nel profondo

Le sarte al mercato a Goma

rispetto nei confronti di ogni religione. C’è anche la moschea (anche se gli islamici sono una esigua minoranza, in Congo), il venerdì. Oltre l’ecumenismo.

Nel cortile accanto c’è una sorta di mercato alla domenica, i prigionieri lo improvvisano vendendo qualcosa di quel che le famiglie portano loro da mangiare. Mi si avvicina un giovane, il 90% dei prigionieri ha meno di 30 anni, e mi mostra 20 centesimi di euro. Vuol sapere quanto valgono. Cinquecento franchi, gli rispondo, poco… glieli cambio. Continuo il mio giro di saluti… tutti chiedono da mangiare, tutti. Quando ritorno sui miei passi il giovane è ancora lì, mi mostra trionfante un pane, mentre ne sta addentando un altro, frutto dei 20 centesimi. Ringrazia ancora.
Emozioni forti, frammenti di condivisione troppo fugace, la speranza e la fede dei poveri, la gioia degli incontri, la gioia della

Il chukudu, “monopattino”, per trasportare i pesi

festa… “possono rubarci tutto (e l’occidente ruba tutto, complice la corruzione, in questo paese a cui Dio ha donato ogni ricchezza, ma questa è un’altra storia) ma non la gioia di vivere e di festeggiare la vita”.

Qualche ricordo di un viaggio strano: un passare attraverso la morte, con un grande attaccamento alla vita, in attesa della resurrezione, questo è l’insegnamento del Congo, per quest’anno…

Donata Frigerio