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Anna insieme ad un giovane del Madagascar

Madagascar – Veloma mampamanghy

Anna Picciati – Medico all’Ospedale di Ampasimanjeva in Madagascar. È rientrata l’11 settembre 2017 dopo un anno di servizio volontario.

Ci scrive:

Veloma mampamanghy, veloma mampamanghy…” E’ il ritornello di una delle canzoni che si sentiva ogni tanto per starda, per radio mentre ero sul taxy brousse, quando passavo davanti a uno dei tantissimi baracchini che vendevano qualsiasi cosa o nella piazzetta di Ampasimanjeva nel negozietto dei CD, cellulari, film (insomma…una filiale del MediaWorld). Si può tradurre come saluto di addio e per portare i saluti a chi si incontrerà una volta partiti.

Me l’hanno ripetuta tante volte nei giorni prima della parenza, tantissime. E’ ogni volta mi veniva una piccola fitta al cuore.

Ma in quei saluti che mi chiedono di portare in Italia, alla famiglia e agli amici c’è tutto il calore di questo splendido popolo.

Ed è proprio questo che spero di portare con me, in ogni piccola fitta che mi è rimasta.

Anche se qui sembra impossibile crederci, c’è ancora una terra lontana dove il tempo ha un altro valore, lo straniero ha un altro valore e anche i saluti hanno un altro valore.

Spero di rivedervi ancora cari amici malgasci, negli occhi di tutte le persone che hanno guardato al vostro valore.

A presto!

Anna

Akory aby a tutti!! (ciao, come state???)

Ecco la frase più pronunciata dal malgascio medio ( con una frequenza di circa 400 volte al minuto ). In realtà questo saluto è utilizzato soprattutto nella regione della Vatovavy, dove ci troviamo noi. Esiste infatti un fenomeno, non ancora spiegato scientificamente, per il quale a un certo punto, superata una sottile linea invisibile circa a livello di Fianarantsoa, il saluto principale diventa “Salama”, ma nessuno sa bene dove si trova. Bisogna salire sull’altopiano per osservare questo evento. Per non parlare di quando ci si avvicina troppo alla capitale (Antananarivo, per gli amici “Tanà”) dove si passa al difficile “manaohana”.

Ma iniziamo per gradi.

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