Padre Renato Comastri in visita nel Reggiano – il resoconto

 

a cura di Andrea Bonati

*nella foto a sinistra Padre Renato in Italia mentre celebra la Messa per gli amici confratelli Dehoniani anziani a Bolognano (TN).

Giovedì 14 luglio alla sera circa una cinquantina di persone dell’Unità Pastorale “Terre del Perdono”, comprendente la parrocchia di San Polo e Canossa con le rispettive frazioni, si sono ritrovate nei locali dell’Oratorio Dom Hélder Câmara per ascoltare la viva voce di Padre Renato Comastri (classe 1941), Dehoniano, originario di questa terra reggiana e da 52 anni in missione in Mozambico.

All’inizio ha voluto ricordare la figura di un suo grande amico anche lui originario di San Polo e compagno di Congregazione e di missione: si tratta di Padre Giuseppe Zanetti di 2 anni più vecchio e con il quale ha condiviso molto sia in Italia (negli anni degli studi) e in missione e scomparso prematuramente il 17 luglio 2000 mentre tornava da una tournée.

Padre Giuseppe nel ricordo di Padre Comastri era una persona di grande fede e spiritualità. Era affabile e capace di dialogare con tutti; libero e originale che riusciva sempre con il dialogo a trovare soluzioni evangeliche. Ma forse la sua più grande caratteristica era quella capacità di guardare sempre avanti accettando le nuove sfide che via via si presentavano.

Il Mozambico è stato fino agli anni ’70 una colonia portoghese; poi l’indipendenza (1975) che ha suscitato molte speranze a cui è però seguito un periodo di potere ispirato ai principi socialisti che hanno perseguitato anche la Chiesa, fino alla guerra civile che è durata ben 16 anni. Sono stati quelli della guerra civile anni difficili con la gente comune che ha però saputo mantenere il senso di comunità, la capacità di soffrire e alla fine di non essere vendicativa: questi 3 aspetti sono la prova tangibile che malgrado le sofferenze il messaggio del Vangelo è comunque entrato.

Per quanto riguarda più da vicino la struttura della Chiesa locale si è passati da un modello in stile piramidale (questo ancora prevalente almeno fino alla fine del Concilio Vaticano II, 1965) a quello di “Chiesa ministeriale” con il protagonismo dei laici che è diventato sempre più importante. D’altronde non si poteva fare altrimenti, in una situazione di grandi distanze e con un numero di vocazioni sacerdotali, sia missionarie che indigene, inadeguato alla grande richiesta da soddisfare. Sono stati cosi’ creati i ministeri istituiti come ad es. quelli della parola per le comunità che non potevano celebrare la domenica in presenza del presbitero, i ministri della santa comunione, i catechisti ecc., ma anche quelli di fatto che accompagnano i bambini, i giovani, i fidanzati, le famiglie… e gli anziani.

Processione Mariana nella Diocesi del Gurue

Durante questi anni c’è stato dunque un grande lavoro di formazione e ai Padri, oltre a questa, rimaneva il compito di somministrare i sacramenti, soprattutto quelli dell’iniziazione cristiana e i matrimoni.

Il Mozambico è un Paese che sta crescendo numericamente: da 12 milioni del 1970 oggi gli abitanti sono quasi 30 milioni di cui la stragrande maggioranza è giovane: una statistica recente dice che i giovani sotto i 17 anni sono il 75% e un’altra che le persone sotto i 30 anni sono il 50%. Territorialmente pur essendo molto ricco (petrolio e gas in abbondanza e poi carbone, oro e pietre preziose) il Paese si trova tra i sei e gli otto più poveri: ha inciso drammaticamente la guerra civile che ha visto la fine grazie anche all’azione pacificatrice della Comunità di Sant’Egidio di Roma. Quindi malgrado la guerra, le carestie, le malattie, principalmente malaria e AIDS, ultimamente la nazione sta crescendo almeno numericamente. Naturalmente c’è da fare i conti che politicamente esso è ancora guidato da un regime dittatoriale con un partito prevalente che domina su tutte le istituzioni: esercito, polizia, scuola e apparati di governo e chi non è d’accordo o critica il “sistema” viene eliminato. Fino a poco tempo fa infatti operavano indisturbate i così detti “squadroni della morte”!

Padre Renato adesso ha 81 anni e da qualche tempo gli è stato affidato il compito di assistente spirituale del Seminario inter-diocesano di Maputo. E’ ancora in forma e non vede l’ora di tornare per il Paese al quale ha dedicato tutta la sua vita e le energie migliori, dalla gioventù fino alla maturità di odierna. Finito l’incontro gli amici reggiani hanno potuto salutarlo calorosamente con un grande applauso e complimentarsi per la sua infaticabile opera di evangelizzazione.

Egli tra le tante, ha raccontato anche che pur appartenendo ad una Congregazione religiosa (i Dehoniani) a Reggio si è sempre sentito accolto sia dal Centro Missionario che dalla Famiglia delle Case della Carità ricordando l’incitamento che don Mario Prandi, fondatore di quest’ultime, ha esercitato sulla sua vocazione ed apostolato.

Grazie Padre Renato per tutto il bene che hai seminato!

Padre Renato davanti all’ingresso della Curia di Reggio Emilia