“Di me sarete testimoni”, anche in Madagascar
“Di me sarete testimoni – Vite che parlano” è il titolo della giornata missionaria 2022, che ricorre proprio oggi.
Ora, spero nel mio piccolo di poter essere in questa parte di mondo piccolo testimone e segno di Speranza, ma preferisco leggere questo titolo al contrario: “Vite che parlano”, nel mio caso “che scrivono” per raccontarvi, testimoniare di come Lui è presente qui.
Questi ultimi mesi sono stati segnati dal passaggio di tante persone dall’Italia, per periodi più o meno lunghi, dalle più svariate provenienze e con finalità di vario genere… chi per conoscere questa realtà missionaria, chi inviato per seguire un progetto o per fare esperienza in ospedale, chi semplicemente per farci visita e stare con noi: amici o parenti lontani da casa da mesi.
La questione più sorprendente è stato vedere come ciascuno qui, nel tempo che c’è stato, ha trovato il suo modo di entrare nella vita della comunità e dell’ospedale. Questa consapevolezza ha preso forma in una piovosa mattina di agosto. Era la decima volta che facevo avanti e indietro tra un edificio e l’altro con addosso un impermeabile che di impermeabile ormai aveva solo il nome… Passando davanti alla porta della camera, sullo zerbino riparato dalla tettoia, qualche gallina.
Mi è venuto subito in mente un versetto del salmo 83:
“Anche il passero trova la casa,
la rondine il nido,
dove porre i suoi piccoli”
È incredibile la semplicità con cui chiunque, nel mettere al servizio con fantasia i propri doni e quello che è, qui possa trovare il suo posto e portare frutti che giovino agli altri, essere fecondo.
E non riesco a trattenere il sorriso nel ripensare alle giovani campiste, perfette sconosciute fino a pochi giorni prima, arrampicate sulle scale in pediatra, le maglie macchiate di acrilico, intente ad abbellire le pareti del reparto insieme a mio fratello che da terra diluiva i colori…Intanto mio papà con la testa in un macchinario dell’ospedale provando ad aggiustarlo e mia mamma a dare una mano in cucina. E come loro altri…in cima ad una scala o in mezzo alla polvere, con i pazienti, in ufficio, attorno all’impianto fotovoltaico…
A tutto questo romanticismo si intreccia però anche una realtà cruda, che grida pietà…
Iniziano ad essere visibili i danni a lungo termine dei cicloni di febbraio. Nelle scorse settimane, dei sei bimbi ricoverati in pediatria, cinque erano malnutriti, gravemente. Questa situazione ci ha provocato e in pochi giorni abbiamo messo in piedi una mensa rudimentale. Un piccolo dormitorio è stato riconvertito nella sala da pranzo, al suo esterno sono state alzate un paio di pareti in mattoni e un pianale piastrellato, nei prossimi giorni contiamo di comprare un po’ di piatti e pentolame e a breve speriamo di vedere un pentolone di riso e fagioli bollire sul fuoco, nella speranza che un’alimentazione equilibrata nei giorni del ricovero, possa ricolmare le mancanze nutrizionali che tante famiglie stanno patendo da mesi.
Certo anche nei villaggi molti altri saranno nella stessa situazione, ma intanto proviamo a capire come possiamo aiutare coloro che arrivano a chiedere aiuto qui, visibilmente malnutriti.
A proposito, stamattina ho assistito ad una compravendita davanti alla porta della cucina.
Una signora, dall’aspetto particolarmente povero, ha tirato fuori da un sacchetto di plastica qualche radice di zenzero e le ha disposte a formare qualche cumulo.
“Quanto costa un mucchietto?” Le chiede la suora. “100 Ariary” risponde lei.
“E se ne compro quattro, quanto ti devo?”
Scende il silenzio e l’aria si riempie di attesa.
Quella donna non sa quanto fa quattro per cento…
Stamattina le è andata bene, le sono stati dati quattrocento Ariary, ma chiunque può approfittare del suo non saper fare i conti e lei rimetterci sempre.
Quanto ignoranza e povertà sono radicalmente correlate! L’una porta all’altra e l’altra induce all’una. Credo che la sfida sia l’educazione, l’istruzione, almeno leggere, scrivere e contare. Certo però che fai fatica ad andare a scuola, se devi pascolare gli zebù. È un sistema difficile da disinnescare, un effetto domino.
Lasciando per ora da parte questi pensieri, che potrebbero tenermi qui per ore, torno con un ricordo flash alla settimana scorsa.
Sono partita il 13 verso Nord con alcuni altri volontari italiani, alla volta di Antananarivo, dove eravamo stati invitati a partecipare al 15 ottobre, festa della Figlia delle Case della Carità, in Madagascar come in Italia.
Sono state giornate ricche di incontri, colori, canti e danze che continuano ad accompagnarci anche nel nostro ritorno alla quotidianità di Ampasimanjeva. Sperando di avervi portato per qualche minuto qui con me, vi auguro buona domenica.
A presto, Giada
Ampasimanjeva, 23 ottobre 2022
Nelle foto: in alto, “Ampasimanjeva sulle rive del fiume Faraony una famiglia sta facendo il bucato”, in basso “Il murales realizzato in Pediatria da Chiara, Ginevra, Sara e Laura e i genitori di Giada (la terz’ultima in basso), insieme ad una parte del personale dell’Ospedale FMA di Ampasimanjeva